Qui se spectat et propter hoc ad amicitiam venit male
cogitat. Quemadmodum coepit, sic desinet: paravit amicum adversum vincla
laturum opem; cum primum crepuerit catena, discedet. Hae sunt amicitiae quas
temporarias populus appellat; qui utilitatis causa adsumptus est tamdiu
placebit quamdiu utilis fuerit. Hac re florentes amicorum turba circumsedet,
circa eversos solitudo est, et inde amici fugiunt ubi probantur; hac re ista
tot nefaria exempla sunt aliorum metu relinquentium, aliorum metu
prodentium. Necesse est initia inter se et exitus congruant: qui amicus esse
coepit quia expedit et desinet quia expedit.
Chi bada esclusivamente al proprio interesse e per questo si
impegna in un’amicizia, sbaglia di grosso. Finirà come ha cominciato. Si è
procurato un amico per avere in futuro qualcuno che lo aiuterà, un giorno, a
liberarsi dalle catene, ma al primo sferragliare della catena, quello se ne
andrà. Queste sono amicizie che la gente chiama opportunistiche: chi è stato preso come amico soltanto per
tornaconto, sarà gradito finché sarà utile. Ecco perché uno
stuolo di amici attornia quelli che godono di fiorente fortuna. Intorno a chi
ha subito un rovescio regna la solitudine; ben presto gli amici se la
squagliano, appena messi alla prova. Ecco perché ci sono tanti esempi
scandalosi di persone che abbandonano gli amici per paura e di altri ancora che
sempre per paura li tradiscono. Il principio e la fine
saranno inevitabilmente coerenti: chi ha cominciato a essere amico perché gli
conviene, cesserà anche di esserlo perché gli conviene.
tratto dalle Epistulae morales ad Lucilium,
Liber primus, epistula IX, Seneca; la traduzione in italiano è di Fernando
Solinas.