sabato 15 dicembre 2012




Qui se spectat et propter hoc ad amicitiam venit male cogitat. Quemadmodum coepit, sic desinet: paravit amicum adversum vincla laturum opem; cum primum crepuerit catena, discedet. Hae sunt amicitiae quas temporarias populus appellat; qui utilitatis causa adsumptus est tamdiu placebit quamdiu utilis fuerit. Hac re florentes amicorum turba circumsedet, circa eversos solitudo est, et inde amici fugiunt ubi probantur; hac re ista tot nefaria exempla sunt aliorum metu relinquentium, aliorum metu prodentium. Necesse est initia inter se et exitus congruant: qui amicus esse coepit quia expedit et desinet quia expedit.



Chi bada esclusivamente al proprio interesse e per questo si impegna in un’amicizia, sbaglia di grosso. Finirà come ha cominciato. Si è procurato un amico per avere in futuro qualcuno che lo aiuterà, un giorno, a liberarsi dalle catene, ma al primo sferragliare della catena, quello se ne andrà. Queste sono amicizie che la gente chiama opportunistiche: chi è stato preso come amico soltanto per tornaconto, sarà gradito finché sarà utile. Ecco perché uno stuolo di amici attornia quelli che godono di fiorente fortuna. Intorno a chi ha subito un rovescio regna la solitudine; ben presto gli amici se la squagliano, appena messi alla prova. Ecco perché ci sono tanti esempi scandalosi di persone che abbandonano gli amici per paura e di altri ancora che sempre per paura li tradiscono. Il principio e la fine saranno inevitabilmente coerenti: chi ha cominciato a essere amico perché gli conviene, cesserà anche di esserlo perché gli conviene.

tratto dalle Epistulae morales ad Lucilium, Liber primus, epistula IX, Seneca; la traduzione in italiano è di Fernando Solinas.