lunedì 20 agosto 2012

PARTE DELLA LETTERA 16




Tu – lo so bene, caro Lucilio – vedi chiaramente che nessuno può avere una vita felice e neppure tollerabile senza l’amore della sapienza. Una perfetta sapienza ci dà una vita felice, ma a rendere la vita tollerabile bastano anche i primi rudimenti della sapienza. Ora noi vogliamo, con la quotidiana meditazione, radicarli e scolpirli profondamente nell’animo, poiché si richiede maggiore sforzo a metterli in pratica che a proporseli. Bisogna essere perseveranti e, con un continuo impegno, accrescere vigore alle nostre forze spirituali, finché l’inclinazione al bene si trasformi nella virtù operante. Tu non hai bisogno di usare con me molte parole, né di fare una lunga professione di fede: ho già capito che hai fatto grandi progressi. So che tu senti profondamente quello che scrivi: non ci sono né falsità, né esagerazioni. Ti dirò tuttavia francamente quello che penso: ho viva speranza in te, ma non ancora piena fiducia. Vorrei che anche tu pensassi così: non c’è ragione che tu abbia a prestar fede a te stesso troppo presto. Piuttosto, fruga dentro di te, scrutati da varie parti, osservati con cura e, soprattutto, vedi se hai fatto progressi solo nello studio della filosofia, o anche nella vita.